Il mercato della musica è sempre meno fisico e sempre più digitale. Lo confermano i dati diffusi dal Global Music Report: in un settore che cresce dell’8,1% nel 2017 e che ha totalizzato ricavi pari a 17,3 miliardi, lo streaming è diventato, per la prima volta, la principale fonte di entrate, con 176 milioni di utenti di servizi a pagamento, contribuendo alla crescita del segmento del 41,1% su base annuale. Rappresenta il 38,4% dei ricavi totali dell’industria discografica (a fronte del 30% del settore tangibile) e la sua crescita ha più che compensato il calo del 5,4% delle entrate fisiche e quello del 20,5% del download (che copre una quota di mercato pari al 16%).
L’anno scorso i ricavi digitali hanno rappresentato per la prima volta oltre la metà di tutte le entrate (54%). In 32 mercati, gli incassi digitali valgono oltre la metà di tutte le vendite. Anche in Italia lo streaming rappresenta il 45% di tutti gli introiti del settore discografico e supera di poco i ricavi del segmento fisico. Eppure ci sono aspetti di sofferenza: gli incassi del 2017 sono solo al 68,4% del picco del 1999.
E Spotify diventa social nella versione free
A poco più di un mese dalla sua quotazione in Borsa, il servizio musicale streaming Spotify ha lanciato a New York una nuova versione free. Molte le novità introdotte con questa operazione. Le 15 nuove playlist on demand consentono di scegliere qualsiasi brano tra le playlist curate da Spotify, senza dover saltare tracce o aspettare che la modalità shuffle porti la musica preferita. Le playlist on demand sono personalizzate: in fase di registrazione gli utenti devono indicare i propri artisti preferiti e il servizio creerà playlist specifiche. Durante l’ascolto l’utente può inoltre segnalare a Spotify quali brani e artisti sono in linea con i propri gusti musicali e quali meno: il tasto mi piace salva le canzoni nella playlist e con l’icona Nascondi spariscono i brani non graditi.
Ue: due miliardi per nuove app
Migliaia di applicazioni di intelligenza artificiale. L’Unione europea ha deciso di puntarci presentando un maxipacchetto da due miliardi di euro di fondi per i prossimi due anni e investendo sul riutilizzo dei grandi dati. Si tratta dell’ultimo treno per cercare di agganciare Stati Uniti e Cina nella corsa allo sviluppo dell’economia digitale dei prossimi anni, legata all’Internet delle cose e che spazierà dall’industria ai trasporti sino all’energia e alla cybersicurezza. A ricercatori e imprese arriveranno 1,5 miliardi di euro dal programma Horizon 2020 e 500 milioni di euro dal Piano Juncker.