La Serie A è in mani spagnole. MediaPro ha ottenuto i diritti tv dei prossimi tre campionati investendo il miliardo e 50 milioni di euro a stagione che la Lega si attendeva – anzi mille euro in più – per rivendere agli operatori le partite e possibilmente realizzando un canale tematico, se non subito più avanti. Cosa cambia per gli utenti? Dove vedere la Serie A nei prossimi tre anni? Non ci sono comunicazioni ufficiali (anche perché l’eventuale passaggio di mano si concretizzerà solo il 16 febbraio e manca la pronuncia dell’Authority), ma MediaPro dovrebbe rimanere detentrice dei diritti delle partite con Sky e Mediaset che, ricevendoli in concessione, saranno distributori. E allora, cambieranno i prezzi per gli italiani? Occorre mettere in conto un aumento?
La rivoluzione dei diritti tv
Per le tv si annuncia una rivoluzione e infatti Sky ha diffidato la Lega dal vendere a MediaPro sostenendo che non è un intermediario indipendente e ora attende che entro i prossimi 45 giorni l’Autorità garante della concorrenza e del mercato dia il via libera all’operazione. Svalutata da Sky e Mediaset nei primi due round, la Serie A ha guardato oltre, ottenendo da MediaPro una prima proposta da 950 milioni e oggi un rilancio che segna una crescita del 26 per cento rispetto ai 946 milioni a stagione del 2015-18. Inclusi i diritti tv esteri (371 milioni), il campionato italiano ha già messo al sicuro oltre 1,4 miliardi, superando il minimo garantito di Infront.
Ora punta al miliardo emezzo (con Coppa Italia, Supercoppa e accessori) e intanto ha superato la Bundesliga, piazzandosi dietro le sole Premier e Liga. Restano da chiarire gli effetti per i tifosi. Saranno più chiari nel giro di un paio di mesi. Nessuna abitudine italiana verrà stravolta, assicura l’amministratore delegato di Infront Luigi De Siervo. E i catalani, che già producono 13 campionati e puntano anche alla Serie B, giurano di considerare cruciale l’abbonato e dichiarano di voler rivendere più calcio possibile, alla miglior qualità possibile, al prezzo più giusto. Erano due le offerte presentate dal presidente di MediaPro Jaume Roures e da uno dei soci storici, Tatxo Benet.
La seconda non è stata formalmente considerata perché non aderente al bando, in quanto incentrata sulla realizzazione di un canale tematico, con programmi informativi e altri contenuti, da rivendere assieme alle partite alle tv, aumentando il margine di guadagno anche grazie alla pubblicità. Per gli spagnoli questa soluzione aumenterebbe il valore della Serie A e proveranno a insistere, salvo concentrarsi almeno per l’immediato sul ruolo di rivenditore, stringendo accordi commerciali con i singoli broadcaster. Incluse Mediaset – non ha preclusioni ma non intende spendere più dei 200 milioni già offerti per le gare delle big – e Sky.
Gli spagnoli proveranno a ottenere anche la produzione dei match, che 6 dei 20 club gestiscono autonomamente. L’idea di MediaPro è trasformare la A in un marchio immediatamente riconoscibile con standard qualitativi unici per tutte le 380 gare, trasmesse non in otto finestre, con l’aggiunta del sabato alle 15, domenica alle 18 e lunedì alle 20.30, come previsto dal bando.