Occorre cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo, passando dall’economia lineare all’economia circolare: è questo in sintesi l’obiettivo del Circular Economy Action Plan, adottato dalla Commissione europea.

Un piano d’azione che si inserisce nel più ampio Green Deal europeo, con cui l’Unione europea intende raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Una strategia ambiziosa, che prevede di promuovere un uso più efficiente delle risorse e di dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse. Il percorso che vuole portare l’Europa a essere il primo continente a impatto climatico zero è lungo e tortuoso, visto che nei paesi dell’Unione europea lo sviluppo dell’economia circolare è tutt’altro che omogeneo.

Lo studio sulla Circular Europe

A oggi molti paesi europei non hanno ancora una roadmap strategica nazionale, che riconosca nell’economia circolare un fattore determinante. A fare il punto sulla situazione, analizzando lo stato dell’arte dell’economia circolare in Europa arriva un approfondito rapporto realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel e Enel X: “Circular Europe. Come gestire con successo la transizione da un mondo lineare a uno circolare”.

Lo studio esamina la condizione dell’economia circolare attraverso un modello di analisi del grado di circolarità, attraverso 23 metriche quantitative, all’interno delle quali è stato individuato un sottoinsieme di 10 indicatori principali per i 28 paesi soggetto dello studio. Da questa analisi è stato poi definito un indice multilivello in cui sono state considerate le quattro macrodimensioni del fenomeno: utilizzo di input sostenibili, fine vita, estensione della vita utile di prodotti e servizi e aumento dell’intensità di utilizzo. Lo studio ha coperto un arco temporale di 5 anni e mostra lo stato dell’economia circolare in Europa, con il dettaglio di tre Paesi che erano il focus dello studio: Italia, Spagna e Romania.

I risultati che emergono dallo studio Circular Europe sono incoraggianti, ribaltando quello che fino a pochi anni fa era il punto di vista percepito. I dati mostrano che l’economia circolare non rappresenta un costo da sostenere, ma un’opportunità per una crescita sostenibile e duratura. Sono stati infatti evidenziati impatti positivi sul Prodotto interno lordo, sull’occupazione e sulla produttività del lavoro oltre a molteplici vantaggi ambientali. Per esempio lo studio mostra come, nel 2018, all’economia circolare siano correlabili 300-380 miliardi di euro di Prodotto Interno Lordo e fino a 2,5 milioni di posti di lavoro in Europa.

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