Sono tre gli scienziati che hanno ricevuto il premio Nobel per la chimica per il loro contributo allo sviluppo di batterie agli ioni di litio. Proprio quelle che rimodellato lo stoccaggio di energia e trasformato auto, telefoni cellulari e molti altri dispositivi in un mondo sempre più portatile ed elettronico.
Il premio è andato a John B Goodenough dell’Università del Texas, M. Stanley Whittingham della State University di New York a Binghamton, Akira Yoshino di Asahi Kasei Corporation e Meijo University in Giappone. Per dirla con la battuta di Goran Hansson, segretario generale della Royal Swedish Academy of Sciences, il premio riguarda un mondo ricaricabile.
Come spiegato dal comitato del Premio Nobel, le batterie agli ioni di litio hanno rivoluzionato la nostra vita e i vincitori hanno gettato le basi per una società senza combustibile e senza combustibili fossili. Le radici delle batterie agli ioni di litio vanno cercate nella crisi petrolifera degli anni settanta, quando Whittingham stava lavorando per sviluppare nuovi metodi per lo sviluppo di tecnologie energetiche senza combustibili fossili.
E c’è anche il primo cellulare senza batteria
La batteria è croce e delizia per ogni possessore di smartphone. Nonostante piccoli e funzionamenti stratagemmi, la durata non basta mai e l’autonomia energetica non è mai sufficiente. Basta un utilizzo moderato e a fine giornata occorre ricaricare il device. Ecco però che arriva il primo cellulare senza batteria che prende dall’ambiente l’energia che serve, giusto qualche milionesimo di watt, sfruttando onde radio e luce: si allarga così la famiglia dell’elettronica a bassissimo consumo, della quale fanno già parte alcune tecnologie, come il sensore di temperatura.
Ricercatori dell’Università di Washington sono riusciti nell’impresa ripensando il design degli attuali dispositivi e facendo un balzo verso l’abbandono di caricabatterie, come riportato sulla rivista Proceedings of the Association for Computing Machinery on Interactive, Mobile, Wearable and Ubiquitous Technologies.
I ricercatori hanno eliminato uno dei passaggi che consumano più energia nei moderni cellulari e che avvengono durante una telefonata: la conversione dei suoni in dati digitali che il dispositivo può comprendere. Questo processo ha bisogno di così tanta energia che è impossibile realizzare un telefonino con lo stesso meccanismo che usi solo energia dell’ambiente.
Ecco perché è stato necessario cambiare tutto: il prototipo sfrutta le piccole vibrazioni che si producono quando si fa o si riceve una chiamata nel microfono e negli altoparlanti. Un’antenna è connessa a questi componenti e converte i movimenti in segnali radio: mentre si parla, il telefono codifica le vibrazioni in onde radio, invece quando si è in ascolto queste sono trasformate in suoni.