Electrolux lancia il primo piano di digitalizzazione del gruppo che coinvolge tutti i dipendenti della fabbrica di Porcia ma che sarà a breve esteso anche a quelli di tutte le fabbriche Electrolux in Italia e poi Europa. Il programma coinvolgerà i 3.500 operai delle fabbriche italiane, supportati nel dialogo e nel rapporto con le nuove tecnologie, spiega il gruppo. Il percorso di digitalizzazione e informatizzazione vede così l’Italia come Paese pilota. «Riteniamo indispensabile che tutte le figure all’interno delle nostre unità produttive debbano poter svolgere il loro lavoro al meglio», chiarisce Ruben Campagner, Country Manager di Electrolux Italia.

Attraverso il programma di Digital Awareness – ha spiegato – tutti gli operatori di linea potranno imparare a dialogare e rapportarsi con le nuove tecnologie con cui si interfacceranno, sia all’interno che all’esterno dell’ambito lavorativo, divenendo veri e propri protagonisti di questa evoluzione. Il programma, che consiste in 8 ore di lezione interattiva in aule dotate di PC, ha già coinvolto i circa 900 dipendenti del sito produttivo di Porcia. Nei prossimi giorni il programma prenderà il via a Cerreto e successivamente nei siti di Forlì, Solaro, Susegana e Vallenoncello, per un totale di 1.400 ore formative.

Attraverso questo programma, realizzato in sinergia tra la struttura per la trasformazione digitale del gruppo di Stoccolma e l’Enaip Friuli Venezia Giulia, i dipendenti di Electrolux sono guidati alla scoperta degli strumenti informatici più diffusi e dell’evoluzione digitale che sta interessando gli stabilimenti europei del gruppo, sperimentando alcuni dispositivi digitali più innovativi come ad esempio visori 3D e scanner barcode.

Il tutto mentre a livello centra la pubblica amministrazione cerca esperti in nuove tecnologie e dirigenti: a dirlo è stato il sottosegretario Mattia Fantinati che ha fornito le prime stime: almeno 25.0000 nuove risorse provenienti da un percorso di studi espressamente tecnico-informatico. Ha poi aggiunto che si sta cercando una soluzione per rimediare ai ritardi nell’individuazione del responsabile per la transizione al digitale, una figura chiave, che però a oggi risulta assente in tre amministrazioni su quattro. Con lo sblocco del turnover dovrebbero entrare nello Stato 150.000 nuove leve l’anno, di queste un sesto dovrebbe tradursi in assunzioni 2.0. Intanto il Ministero sta tentando di aiutare i singoli enti a nominare il cosiddetto capo hi-tech, la figura dirigenziale che deve occuparsi della loro digitalizzazione e di cui solo il 26% delle amministrazioni si è dotato.

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