Proprio non ci siamo: il costo degli adempimenti fiscali per le partite Iva sale a 60 miliardi di euro nel 2017. Detto in questi termini non sembra così chiaro ovvero non si percepisce l’impatto per le singole tasche dei professionisti. Detto allora in altro modo, ammonta a 514 euro in media ovvero 10.091 euro all’anno rispetto ai 9.577 euro dei 12 mesi precedenti. A rivelarlo è il dossier più recente della Fondazione nazionale dei commercialisti. La sorpresa è anche un’altra: l’aggravio delle spese per le partite Iva, qualunque sia il comparto di riferimento, non è da ricondurre (solo) a tasse e imposte. Anzi, lo stop dell’onere contributivo per la gestione separata ha scongiurato un aumento maggiore.
A fare la differenza sono i tanti oneri fiscali a carico dei lavoratori autonomi, come la comunicazione delle fatture emesse e ricevute, la fatturazione elettronica obbligatoria nei rapporti con la pubblica amministrazione, il reverse charge, lo split payment e la trasmissione periodica delle liquidazioni Iva. Il tutto avviene in un contesto che – dati del Ministero dell’Economia alla mano – vede l’aumento del numero di partite Iva, nella triplice ripartizione tra persone fisiche, società di capitali e società di persone: +1,2% su base annua.
Di interessante c’è che il maggior numero di avviamenti è stato registrato nel settore del commercio, seguito dalle attività professionali e dall’agricoltura (10,9%). Di più: quasi la metà delle nuove partite Iva (il 46,5%) è stata aperta da under 35 anni.
Aleatorietà delle stime sul recupero dell’evasione
Secondo il presidente del Consiglio nazionale della categoria, Massimo Miani, sommando il gettito atteso di tutte le misure di contrasto all’evasione previste dalle manovre finanziarie per gli anni 2015-2018 con proiezioni fino al 2020, si raggiunge la cifra di 50 miliardi di euro. Si tratterebbe – argomenta – di una strategia essenziale per gli equilibri di bilancio della finanza pubblica, caratterizzata dall’indeterminatezza delle stime relative al recupero di gettito evaso, considerate da Miani approssimative e prive di validi fondamenti. Le misure introdotte in termini di nuovi adempimenti fiscali sono invece ritenute produttive di costi certi e incrementali per imprese e professionisti.