Facebook sta lavorando al lancio di una propria moneta digitale entro il 2020. Per questo avrebbe contattato alcuni specialisti del settore come Coinbase e Gemini. La prima è la più conosciuta piattaforma di scambio di criptovalute. La seconda, invece, è stata fondata ed è gestita da Cameron e Tyler Winklevoss, i gemelli che accusarono Mark Zuckerberg di avergli rubato, ai tempi di Harvard, l’idea di Facebook.
La contesa si era poi risolta con un accordo da 65 milioni di dollari per i Winklevoss. L’ipotesi riguarderebbe una stablecoin, cioè una valuta legata non ai mercati digitali ma ancorata ad altre risorse fisiche, come l’oro o il dollaro statunitense. La prima conseguenza concreta sarà l’abilitazione dei pagamenti via WhatsApp.
Global Coin, la criptovaluta di Facebook
Una criptovaluta che permetterà agli utenti di WhatsApp di inviare denaro in tempo reale, la cui valutazione non sarebbe legata all’instabilità del mercato ma ancorata a beni materiali come l’oro o il dollaro statunitense. È il progetto a cui starebbe lavorando Facebook, secondo indiscrezioni del New York Times e di Bloomberg. La valuta digitale di Facebook potrebbe chiamarsi Global Coin, dovrebbe essere lanciata entro il 2019 o all’indizio del 2020, anche per contrastare la concorrenza di Telegram e Signal, altre app di messaggistica che stanno lavorando a soluzioni analoghe.
Non è la prima avventura del social network di Mark Zuckerberg nel campo delle valute virtuali o dei pagamenti. Facebook Credits fu lanciata nel 2011 ma è durata due anni, poi è arrivato Facebook Gifts e infine i pagamenti via Messenger testati negli Stati Uniti nel 2015 ed estesi in Europa due anni dopo.
Ma come funziona la blockchian, alla base del funzionamento delle criptovalute? I computer connessi alla rete della moneta virtuale registrano ogni generazione di nuovi Bitcoin e ogni passaggio di proprietà di un Bitcoin su blockchain, registro pubblico e condiviso tra tutti gli utenti della rete che verifica e autentica quante sono le criptovalute e a chi appartengono.
Ogni volta che una criptovaluta passa di mano, questo trasferimento viene registrato su blockchain, che significa proprio catena di blocchi, in un nuovo blocco di dati crittografato, che si aggiunge ai blocchi in cui sono incluse le operazioni precedenti e alle quali si lega.
Oggi i blocchi sono poco meno di 500.000. È impossibile modificarne uno, perché sarebbe incompatibile con tutti quelli precedenti e quelli successivi. Questo registro condiviso è una sorta di banca centrale dei Bitcoin, la massima garanzia dell’esistenza e della titolarità delle monete virtuali. Dopo il Bitcoin sono nate molte altre monete virtuali e alcuni Stati stanno provando a creare valute nazionali, come l’Estonia (estCoin), la Tunisia (eDinar) o la Svezia La (eKrona).