Nessun dubbio per l’Antitrust: la pubblicità degli iPhone resistenti all’acqua era ingannevole e l’azienda della mela morsicata si è oltretutto rifiutata di riparare gli smartphone danneggiati. Inevitabile allora la multato ad Apple di 10 milioni di euro. La casa tecnologica di Cupertino si è difesa sostenendo che la resistenza all’acqua diminuisce con l’usura e l’utilizzo del device e la garanzia non copre l’uso improprio. Ad esempio nuotare o fare il bagno con iPhone.
Insomma, sì alla resistenza a schizzi e all’esposizione a poca acqua, no a considerare l’iPhone una spugna. Ma per l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, le giustificazioni della multinazionale a stelle e strisce non sono sufficienti e ha censurato gli spot diffusi dal 2017 al 2020 sulla resistenza all’acqua per una profondità massima di 4 metri fino a 30 minuti.
Modelli di iPhone che non resistono all’acqua
Gli iPhone finiscono nel mirino dell’Antitrust e lo fanno nella maniera più dirompente possibile ovvero una salatissima multa. Anche perché, come contesta l’Autorità, sul sito ufficiale Apple, le avvertenze sul corretto utilizzo dello smartphone ovvero sulla rispondenza tra la promessa di resistenza all’acqua e la realtà, era presente “in caratteri
minuscoli” con “una nota ipertestuale”. In quello spazio web considerato un po’ nascosto e di non immediata lettura, la società di Cupertino avvertiva gli utenti che “iPhone 8, iPhone 8 Plus, iPhone XR, iPhone 11 Pro, iPhone 11 Pro Max e iPhone 11 resistono agli schizzi, alle gocce e alla polvere e sono stati testati in laboratorio in condizioni controllate e che la resistenza agli schizzi, alle gocce e alla polvere non è una caratteristica permanente e potrebbe diminuire con la normale usura”.
Secondo ‘Autorità garante per la concorrenza e il mercato si tratta di un escamotage ovvero di una indicazione non sufficiente in quanto nei “messaggi non si chiariva che questa proprietà è riscontrabile solo in presenza di specifiche condizioni, per esempio durante specifici e controllati test di laboratorio con utilizzo di acqua statica e pura, e non nelle normali condizioni d’uso dei dispositivi da parte dei consumatori”. A chiudere il cerchio delle accuse nei confronti del comportamento di Apple ci sono le contestazioni sul post vendita.
L’Antistrust fa notare che “la garanzia non copre i danni provocati da liquidi, dati gli enfatici vanti pubblicitari di resistenza all’acqua, è stata ritenuta idonea a ingannare i consumatori non chiarendo a quale tipo di garanzia si riferisse, né è stata ritenuta in grado di contestualizzare in maniera adeguata le condizioni e le limitazioni dei claim assertivi di resistenza all’acqua”.
Detto in altri termini, la riparazione in garanzia dei vari modelli di iPhone veniva rifiutata agli utenti che presentavano smartphone danneggiati per acqua o altri liquidi. In sintesi, per l’Autorità si è trattato di una “pratica commerciale aggressiva”.