Twitter elimina la possibilità di indicare nei tweet la propria posizione esatta e cioè di condividere informazioni precise sulla localizzazione come longitudine e latitudine. La novità è stata annunciata in settimana dal microblog, che ha motivato la scelta con lo scarso uso di questa geolocalizzazione da parte degli utenti. La scelta non avrebbe nulla a che fare con la privacy.
La possibilità di far sapere esattamente dove si è rimane comunque disponibile quando si posta una foto usando la fotocamera di Twitter. In questo caso, osserva la compagnia, la geolocalizzazione può rivelarsi utile a condividere ciò che sta avvenendo sul campo, che sia un fatto di cronaca o un momento di shopping o ristorazione.
Ma sempre più bot agiscono su Twitter
Profili verificati per tutti, anche sulla piattaforma social che non sta vivendo la sua epoca d’oro, ma continua a essere utilizzata soprattutto da politici e personaggi dello spettacolo. Sembra uno slogan elettorale e in qualche modo potrebbe far parte di una campagna di Twitter per rifarsi una reputazione. La piattaforma sta pensando di estendere a più utenti il sistema della verifica, quel bollino che indica l’autenticità di un profilo solitamente attribuito a personaggi pubblici, e nel frattempo cancella migliaia di account che violano le regole del social network sullo spam.
Dopo i vip l’attribuzione dei profili verificati, una sorta di bollino di garanzia, si è nel tempo espansa a personaggi pubblici, media e istituzioni diventando quasi uno status symbol. Nel frattemo Twitter ha sospeso anche migliaia di profili popolari accusati sia di rubare cinguettii di altri senza citarli sia di fare tweetdecking, cioè di retwittare a pagamento i post in modo da farli diventare virali. Questa pratica, in cui i gruppi in possesso di account con tantissimi follower mettono in vendita la loro potenza di fuoco sul social, violano le politiche di Twitter sullo spam.
Già in passato è caduta la prima scure del social network sui profili falsi: ha messo una stretta alla propaganda spam e a quegli account che twittano in automatico, gestiti da un software e non da persone in carne e ossa. In gergo si chiamano bot e secondo una recente analisi dell’Università dell’Indiana sono circa 48 milioni sulla piattaforma. Nonostante diverse contromisure, il fenomeno delle notizie bufala sembra inarrestabile.
Una ricerca negli Stati Uniti ha evidenziato che le fake news su Twitter corrono sei volte più velocemente rispetto alle notizie vere e hanno il 70% in più di probabilità di essere ritwittate. Da qui la volontà di porre un freno, considerata l’impossibilità di debellare il fenomeno.