Se la politica continua a procedere a rilento sulla strada del dibattito su amnistia e indulto, anche per via delle recenti turbolenze politiche, è dallo stretto fronte giudiziario che arrivano novità che potrebbero avere interessanti prospettive. Il riferimento va all’Alta Corte che ha assunto una importante decisione sulle carceri in Italia, tra l’altro consultabile online sul suo sito, da leggere anche nell’ottica di amnistia e indulto. Ma andiamo con ordine. Dopo la sentenza Torreggiani del 2013, emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che ha costretto l’Italia a elargire sconti di pena o risarcimenti ai detenuti reclusi in condizioni di sovraffollamento, ora la Cassazione spezza una ulteriore lancia in favore di condizioni carcerarie meno anguste.

Un giudizio affinché le celle non siano equiparate a luoghi di tortura per l’inumanità e il degrado delle condizioni nelle quali si scontano le condanne. In particolare, la Suprema Corte, con un verdetto che può rendere necessarie misure deflattive, ha accolto il ricorso di un detenuto italiano di 53 anni che ha protestato contro la decisione del magistrato di sorveglianza del tribunale di Perugia che aveva giudicato in linea con i parametri Cedu il calcolo dello spazio minimo vitale comprendendovi anche il letto a castello. Un parere non condiviso dagli ermellini che ritengono che i detenuti hanno diritto a meno compressione.

«Finalmente la Cassazione mette la parola fine a una delle più surreali dispute sul rispetto dei diritti fondamentali in carcere», ha commentato Stefano Anastasia, Garante per i detenuti del Lazio. «Purtroppo – ha aggiunto – questa decisione arriva dopo centinaia di ricorsi archiviati, ma varrà per il futuro e si spinge oltre i parametri già affermati dalla Corte di Strasburgo». Stando alla Cassazione, infatti, il calcolo dello spazio minimo individuale in cella collettiva deve essere calcolato escludendo l’ingombro dei letti a castello oltre a quello dei mobili fissi. E c’è chi è pronto a scommettere come in seguito a questa sentenza possa riaprirsi in maniera più decisa il dibattito su amnistia e indulto.

È la prima volta che, in assenza di chiare indicazioni comunitarie, si afferma che dallo spazio minimo deve essere detratta la superficie del letto. Un aspetto non irrilevante perché se lo spazio libero è inferiore a tre metri quadri, la detenzione rischia di essere considerata inumana e può rimetterci nel mirino della Cedu. Per liberare le celle dopo la sentenza Torreggiani, oltre a sconti di pena e risarcimenti, il governo è stato costretto a varare un piano di depenalizzazioni e una riforma delle attenuanti per reati di droga per i quali c’erano migliaia di persone in carcere.

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