Chi non ha mai sognato di addormentarsi a un certo punto della sua vita per poi svegliarsi in un futuro più o meno lontano, anche di 50, 100 o 200 anni? Di scenari di questo tipo sono piene la letteratura e la cinematografia, ma nel frattempo c’è chi sta provando a tradurlo in realtà nonostante le difficoltà di tipo legale prima ancora che morale da parte degli interessati. Si tratta della startup Nectome, messa in piedi da due ex studenti del Mit di Boston. Ebbene, l’idea è semplice quanto temeraria, tecnologicamente innovativa quanto carica di rischi: congelare il cervello delle persone per poi riattivarlo in futuro, quando sarà scientificamente possibile.
Cervello congelato e risveglio nel futuro
Già, perché da una parte è necessario che al momento della riattivazione della materia grigia ci saranno le condizioni per acquisire tutte le informazioni e portarle nel cloud. E dall’altra l’operazione è estremamente delicata nei tempi. Il processo deve infatti iniziare proprio nel momento esatto della morte: non un minuto prima e né un istante dopo. Il rischio è di danneggiare parti fondamentali dell’organo più misterioso del corpo umano con conseguenti difficoltà nel caso di rimessa in funzione. E poi, altro dettaglio di primissimi piano, è richiesta l’eutanasia da parte degli interessati ovvero la morte dolce, volontaria e controllata così da consentire agli scienziati di intervenire con tempestività secondo il protocollo.
E qui nascono i problemi di ordine legale che Nectome sta cercando di affrontare e risolvere, a iniziare da quelli Stati in cui l’eutanasia è consentita, come la California. Ma ci sono persone interessati a farsi ibernare il cervello per poi svegliarsi nel futuro? Sì, a quanto pare, perché sarebbero finora in 25 ad aver fatto la richiesta. Tra loro, come riferiscono le cronache che arrivano da al di là dell’oceano, ci sarebbe il 32enne Sam Altman, a capo di Y Combinator, che avrebbero detto alla Mit Technology Review di essere abbastanza sicuro che nel corso della sua vita le menti potranno essere digitalizzate: “Presumo che la mia mente sarà uplodata nel cloud”.
Per ora Nectcome è in fase di sperimentazione e ha appena testato il processo sul cervello di una donna morta poco prima. A proposito, l’impegno di spesa richiesto per ibernare il proprio cervello è di 10.000 dollari, che saranno restituiti in caso di cambiamento di idea. Dagli Stati Uniti fanno anche sapere che non ci sono prove scientifiche assodate sull’efficacia dei processi di crioconservazione. Insomma, tutto a personale rischio e pericolo.