I Pepp possono rappresentare un’importante opportunità di sviluppo della previdenza integrativa individuale italiana. Dal punto di vista della domanda possono contribuire alla riduzione dei costi, a beneficio di iscritti attuali e potenziali. Anche per l’industria dei possibili provider, l’offerta di nuovi prodotti individuali armonizzati a livello europeo può rappresentare un’occasione di crescita e di penetrazione di nuovi mercati. Permangono però aspetti problematici che meritano un supplemento di attenzione ovvero il trattamento fiscale previsto per le forme previdenziali e le competenze di vigilanza e informativa agli iscritti.
Dal punto di vista fiscale, la disciplina vigente in Italia sottopone a imposizione i rendimenti maturati di tutte le forme pensionistiche, mentre le discipline vigenti in altri Paesi ne prevedono l’esenzione. La varietà delle discipline fiscali crea le condizioni per possibili arbitraggi fiscali che metterebbero i provider italiani in una condizione di svantaggio rispetto ai concorrenti europei. La questione è di competenza delle autorità fiscali, ma l’introduzione dei Pepp (Pan-european pension product) può essere appunto l’occasione per ripensare la disciplina fiscale delle forme pensionistiche in modo ancor più efficace a favorire lo sviluppo del settore ovvero per valutare la possibilità di adottare un regime fiscale differente. Ma anche per mettere il nostro Paese in condizione di esportare servizi finanziari di natura previdenziale, in considerazione dall’esperienza maturata dall’industria italiana dei prodotti pensionistici individuali.
Come si è arrivati ai Pepp
Nel Piano d’azione sull’Unione del mercato dei capitali la Commissione europea ha sottolineato che uno strumento pensionistico europeo su base volontaria potrebbe potrebbe rappresentare un modello di regolamentazione, basato su un adeguato livello di protezione dei consumatori, che chi eroga previdenza complementare potrebbe scegliere di adottare per commercializzare a livello dell’Unione europea. Un più ampio mercato previdenziale europeo del terzo pilastro favorirebbe anche l’offerta di fondi per gli investitori istituzionali e gli investimenti nell’economia reale. In una risoluzione del 19 gennaio 2016 l’europarlamento di Strasburgo ha auspicato la nascita di un prodotto pensionistico paneuropeo, concepito in modo semplice e trasparente.
Nell’ambito della revisione intermedia del piano d’azione per il mercato dei capitali il 29 giugno scorso Bruxelles ha promosso la nascita dei Pepp, piani pensionistici su scala pan-europea. La palla è ora nel campo di Europarlamento e Consiglio Ue. La commissione affari economici del Parlamento inizierà a occuparsi del tema la settimana prossima, quando verrà presentato un primo rapporto. A fine marzo è prevista invece una nuova riunione del gruppo di lavoro tecnico creato al Consiglio sul dossier.