Iliad non è solo l’operatore mobile che, arrivando in Italia, ha costretto gli altri gestori a tagliare le tariffe ma ha anche investito 2 miliardi di euro creando, in un anno, 300 posti di lavoro diretti che arrivano a superare i 1.000 con quelli indiretti. Lo ha spiegato l’amministratore delegato della divisione italiana, Benedetto Levi, nel corso della sua audizione in Commissione Trasporti alla Camera che ha avviato un’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G e alla gestione dei big data. «In Francia dove Iliad è nata – ha detto Levi- contiamo 20 milioni di clienti tra fisso e mobile. In Italia abbiamo scelto di investire 1,2 miliardi per le frequenze 5G».
E mentre sono attese nuove tariffe per cellulari, la società è obbligata comunque a sviluppare una sua rete mobile (oggi impiega quella di Wind Tre) e per questo ha stretto un accordo con Inwit, la società di Telecom per l’utilizzo di alcune torri di trasmissione. Iliad in Italia ha 12 uffici e 140 punti di vendita sparsi in tutta Italia, mentre l’80% dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato con età media di circa 34 anni. Quanto alle perdite inflitte agli altri operatori (circa 300 milioni in soli sei mesi secondo un rapporto stilato da Mediobanca), Levi ha tenuto a sottolineare che in Francia, l’entrata di Iliad nel mercato delle tlc, ha portato sopratutto un aumento degli investimenti per tutto il settore.
Già, perché in tre mesi l’operatore telefonico low cost Iliad avrebbe provocato una perdita del fatturato di Tim, Vodafone, Wind Tre per circa 300 milioni di euro. Stando a quanto si legge nel rapporto di Mediobanca sul comparto delle telecomunicazioni, il fatturato aggregato dei principali gruppi nel terzo trimestre 2018 è calato infatti di circa 300 milioni rispetto allo stesso periodo del 2017. L’impatto di Iliad si è fatto sentire anche sul fronte dell’Arpu ossia dei ricavi medi per unità. I 2,23 milioni di clienti acquisiti dalla compagnia francese hanno portato a una progressiva accelerazione nel calo dell’Arpu di tutti gli operatori, spingendo anche Telecom Italia e Vodafone a creare un secondo brand low cost – Kena e ho. – con un generale calo dei prezzi.
Telecom Italia è il principale operatore in termini di fatturato, con numeri sempre rilevanti anche se in riduzione: nel giugno 2018 si tratta del 52% del mercato nella telefonia fissa, del 44,7% degli accessi broadband e del 31,2% nella telefonia mobile, superando in quest’ultimo caso nel primo semestre 2018 il Gruppo Wind Tre e tornando a occupare la prima posizione.