Spotify doppia Apple Music per numero di abbonati paganti ai suoi servizi musicali che ora raggiungono i 100 milioni mentre quelli attivi, inclusi quindi gli abbonamenti gratuiti, sono in totale 217 milioni. Non è tuttavia tutto oro ciò che luccica. Per raggiungere questo risultato, Spotify ha infatti praticato consistenti promozioni e sconti in diversi Paesi, come gli abbonamenti familiari negli Stati Uniti e in Canada.
E anche una promozione con Google: con l’abbonamento famiglia viene offerto uno speaker Mini. Il risultato è una perdita nel primo trimestre più ampia delle stime, anche se con ricavi cresciuti più del previsto. A fine marzo dunque, Spotify ha registrato un rosso di 142 milioni di dollari con un fatturato pari a 1,5 miliardi.
I ricavi derivano per 1,38 miliardi dagli abbonamenti contro i 126 milioni generati dalla pubblicità. Gli abbonati (+32%) crescono comunque più degli utenti che accettano di avere meno funzioni e interruzioni pubblicitaria in cambio della gratuità (+21%). Il confronto tra Spotify e Apple Music, che ha 50 milioni di abbonati, è però impossibile in termini di entrate e fatturato dato che sconti e promozioni sono praticamente inesistenti per Cupertino.
Tra le due aziende non corre buon sangue. Spotify, tra l’altro, ha presentato un reclamo presso la Commissione europea contro la Mela, accusandola di comportamenti anticoncorrenziali. Per Apple, Spotify vuole avere i vantaggi di un’applicazione gratuita, senza però esserlo.
C’è anche un terzo incomodo Amazon, che grazie ai suoi altoparlanti intelligenti Echo cresce sul fronte della musica in streaming. Il colosso di Jeff Bezos sta, inoltre, progettando un nuovo servizio di Hi-Fi in streaming, assente su Spotify e Apple Music.
Spotify denuncia Apple per abuso di posizione dominante
Meno di due mesi fa, la stessa Spotify aveva lanciato un attacco frontale ad Apple sulla musica online. La piattaforma di streaming svedese aveva annunciato l’intenzione di denunciare alla Commissione europea il gigante di Cupertino per abuso di posizione dominante sul mercato continentale. In una nota il ceo Daniel Ek accusava la società guidata di Tim Cook di aver introdotto regole nell’App Store che limitano intenzionalmente la scelta e soffocano l’innovazione, agendo sia da giudice sia da parte in causa per svantaggiare deliberatamente altri sviluppatori di applicazioni.
Sotto accusa c’è il doppio ruolo del gigante tecnologico californiano. Ek nella nota sottolineava come Spotify e altri fornitori digitali fossero tenuti a pagare ad Apple una tassa del 30% sugli acquisti effettuati tramite il suo sistema di pagamento, costringendo poi a ricaricare sugli utenti il prezzo dell’opzione a pagamento Premium.