Sono sparite le monetine da 1 e 2 centesimi. O meglio, è iniziato il percorso che si concluderà con la fine della loro circolazione e l’ingresso nel mercato dei collezionisti. In buona sostanza rimarranno sono ancora accettate ma non più coniate e i commercianti hanno libera facoltà di arrotondare i prezzi. Da un lato la sospensione della produzione delle monetine da 1 e 2 centesimi, motivata dallo scarso utilizzo a fronte di una produzione costosa, non avrà riflessi perché continueranno ad avere valore legale e potranno essere ancora scambiate. Nel caso però il consumatore, al momento di pagare l’importo dello scontrino, non abbia nel portafogli monete da 1 o 2 centesimi scatta l’arrotondamento: per difetto o per eccesso.
Arrotondamento non vale per pagamenti con bancomat o carta di credito
La novità non dovrebbe portare particolari disagi ai consumatori mentre qualche piccolo correttivo lo comporta per i negozianti, che devono tenere il registro dei corrispettivi, indicando gli arrotondamenti contabili attivi e passivi. L’arrotondamento non vale qualora il pagamento sia effettuato con bancomat o carta di credito. Dall’altro lato continuano però ad esserci perplessità sull’obbligo di accettazione di pagamenti con il Pos ma non ci sono novità in materia di sanzioni per la mancata accettazione. Ma questa è un’altra storia. A loro dire, prima di obbligare i negozianti ad accettare il bancomat o la carta di credito, le banche dovrebbero abbassare i costi.
Tutti i soggetti pubblici o incaricati di pubblici uffici o di pubblici servizi, compresi i loro concessionari, rappresentanti, mandatari o agenti, sono autorizzati ad acconsentire all’arrotondamento di qualunque autonomo importo monetario in euro a debito o a credito. A verificare sull’impatto delle disposizioni sulle variazioni dei prezzi di beni e di servizi praticati ai consumatori finali è incaricato il Garante per la sorveglianza dei prezzi. Non solo, ma deve anche riferire su base semestrale le dinamiche e le eventuali anomalie rilevate nell’esercizio delle proprie attività con segnalazioni al Ministro dello Sviluppo economico e all’Autorità garante della concorrenza e del mercato.