Si tratta di una importante sentenza destinata a rappresentare un precedente giudiziario dal quale non si può scappare: scrivere recensioni false utilizzando un’identità falsa è un crimine secondo la legge italiana. Lo ha stabilito il Tribunale penale di Lecce, in uno dei primi casi legali nel suo genere. Il proprietario di PromoSalento, che vendeva pacchetti di recensioni false ai business dell’ospitalità in Italia, è stato condannato a 9 mesi di prigione e al pagamento di circa ottomila euro per spese e danni.
La community di viaggi Tripadvisor ha supportato il procedimento contro PromoSalento costituendosi parte civile e ha condiviso le prove raccolte dal suo team interno di investigazione frodi e fornito il supporto dei suoi consulenti legali italiani. «Crediamo che si tratti di una sentenza storica per internet – commenta Brad Young, Associate general counsel di TripAdvisor -. Scrivere recensioni false ha sempre rappresentato una violazione della legge ma questa è la prima volta che, come risultato, il truffatore è stato mandato in prigione. Investiamo molto nella prevenzione delle frodi e siamo efficaci nell’individuarle: dal 2015 abbiamo bloccato le attività di più di 60 aziende di recensioni a pagamento nel mondo Ma non possiamo fare tutto da soli ed è per questo che desideriamo collaborare con le autorità competenti e le forze dell’ordine per supportare i loro procedimenti penali».
Grazie alle tecniche evolute di individuazione delle frodi e ai nostri deterrenti, il numero di tentativi di truffa su è estremamente ridotto, spiegano da Tripadvisor. Ma è un segnale molto importante, dice Giorgio Palmucci, presidente di Associazione italiana confindustria alberghi. A suo dire in questi anni hanno collaborato con TripAdvisor segnalando tutte le situazioni in cui venivano offerte recensioni a pagamento. Oggi questa sentenza fa giustizia per tanti operatori che lavorano con impegno e correttezza. Un precedente importante che potrà dissuadere quanti abbiano pensato di utilizzare le opportunità della rete in modo distorto, conclude.
Ma Federalberghi invita a non dimenticare che siamo di fronte a un problema dalle dimensioni enormi. Né di illudersi che possa essere risolto affidandosi al meritorio lavoro della magistratura o alla buona volontà dei singoli. A loro avviso, la soluzione non può che risiedere in una robusta affermazione del principio di responsabilità. Il primo passo che i portali devono compiere per radicare un sistema in cui prevalgano le vere recensioni, scritte da veri clienti, che raccontano una vera esperienza, è un deciso stop alle recensioni anonime e ai nickname di comodo.