Servono nuove regole per proteggere il web dai contenuti pericolosi. A lanciare l’appello è stato ieri il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, in una lettera aperta pubblicata dal Washington Post di Jeff Bezos, il numero uno di Amazon: basta azioni singoli, bisogna regolamentare la rete e per fare questo è necessario un ruolo più attivo da parte dei governi.

Scottato dagli ultimi scandali che hanno travolto Facebook sia sul fronte della protezione dei dati degli utenti sia su quello della diffusione delle fake news per interferire sul voto degli americani nel 2016, Zuckerberg ha sottolineato una volta di più la necessità di nuove norme per garantire l’integrità del processo elettorale, per proteggere la privacy della gente e per garantire la portabilità dei dati.

Per il ceo del più grande social media al mondo bisogna lavorare a una visione condivisa e il modello deve essere quello della General data protection regulation dell’Unione europea. A suo dire, aggiornando le regole per Internet, possiamo preservare il meglio di questo mondo, la libertà che hanno le persone di esprimersi e quella degli imprenditori di inventare cose nuove, proteggendo anche la società dai danni più ampi.

I problemi di Facebook

Tutti i Paesi dell’Unione europea e poi Canada, Stati Uniti, Argentina e Brasile. Facebook finiscono di nuovo nell’occhio del ciclone per aver approcciato politici del mondo promettendo loro investimenti e incentivi. Lo scopo? Fare pressione a sostegno delle sue posizioni contro le leggi sulla privacy dei dati. Lo rivela il domenicale britannico The Observer, che in collaborazione con il magazine digitale Computer Weekly riferisce di aver visionato una serie di documenti che rivelerebbero l’operazione segreta di lobbying rivolta a centinaia di deputati e membri di enti in vari Paesi in ogni angolo del mondo.

I documenti pare arrivino da un caso finito nelle aule di tribunale in California e provano come la numero due del social network di maggior successo al mondo, Sheryl Sandberg, considerasse la legislazione sulla protezione dei dati degli utenti in Europa (Gdpr) una minaccia critica per l’azienda. Quel che emerge dal materiale è anche una grande relazione con il primo ministro irlandese Enda Kenny, che viene descritta come una tra le tante amiche di Facebook.

Una relazione impropria considerato che l’Irlanda è il Paese che svolge un ruolo centrale nella regolamentazione delle società che operano in campo tecnologico in Europa: il commissario irlandese incaricato per la protezione dei dati agisce infatti per tutti e 28 gli Stati membri. Secondo l’accademico di Cambridge John Naughton, studioso delle implicazioni della tecnologia digitale sulle democrazie, citato dall’Observer, le rivelazioni sono esplosive proprio per quel che riguarda l’Irlanda e sarebbero la prova di un vassallaggio di Dublino nei confronti dei grandi del tech.

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