Avrebbe costretto, con un complice ora di 16 anni, una ragazzina di 12 anni (adesso 14) di Palermo a infliggersi tagli sul corpo e ad inviarle le foto, come step iniziale delle 50 prove di coraggio, spacciandosi come curatrice della Blue Whale Challenge, un gioco adolescenziale virale sul web. Una sfida online di cui si è parlato molto nei mesi scorsi e che ha portato a diverse denunce, tutte finite in archiviazioni ad eccezione di questo caso. Così una 23enne è stata inviata a giudizio con l’accusa di atti persecutori e violenza privata aggravata per dalla gup di Milano Anna Magelli. È il primo caso. Il dibattimento il 16 aprile.
Blue Whale, a giudizio una 23enne
«Prendi il rasoio, ora ti fai un taglio sotto il piede sinistro e sotto il piede destro, un taglio sul palmo della mano destra e un altro sul palmo della mano sinistra e mi invii le foto». Sono di questo tenore le minacce di una 23enne milanese nei confronti della ragazzina di Palermo, per convincerla a ferirsi e poi a inviarle le prove fotografiche. Per la ragazza, con inizio il prossimo 16 aprile, ora si profila il processo per atti persecutori e violenza privata aggravati e il Tribunale di Milano per la prima volta dovrà affrontare un caso Blue Whale Challenge.
Il problema c’è, è salito al centro dell’attenzione in Italia in seguito a un servizio della trasmissione televisiva Le Iene e non è una bufala. Al punto che il parlamento russo decide di proibire le chat della morte. Dopo mesi di allarme e una serie di drammatici epiloghi la Duma interviene per contrastare il fenomeno del Blue Whale, creazione di gruppi in Rete che propagandano il suicidio tra i ragazzi. Creare queste chat è adesso un reato punibile fino a sei anni di reclusione, anche in assenza di un tentativo di togliersi la vita. Si arriva a otto anni se invece c’è una vittima. I fatti della vicenda poco chiari ma è proprio in Russia che nasce il fenomeno.
La polizia russa non ha però trovato traccia degli oltre 130 teenager che si sarebbero tolti la vita seguendo le indicazioni delle chat, dunque quelle morti in serie non trovano conferma ufficiale, anche se la magistratura di San Pietroburgo sostiene di poter collegare almeno quindici morti ai famigerati gruppi delle Blue Whale. La diffusione di questo gioco è ormai capillare, contagiando tutto il mondo, dall’Irlanda alla Spagna, dalla Grecia alla Polonia arrivando fino in Cina. E anche l’Italia sarebbe stata colpita dal fenomeno.