La situazione rischia di assumere caratteri realmente paradossali perché le ultime rilevazioni in tema di tasse rischiano di essere spiazzati: calano per le multinazionali ma non per i cittadini. E neanche di poco perché nel primo caso la discesa è del 9% mentre nel secondo l’aggravio è del 6%. Si accennava al paradosso perché, freddi numeri alla mano, chi guadagna di più viene colpito di meno. E viceversa. Questo raccontano le cifre e più di un osservatore (ma anche un privato cittadino) potrebbe storcere il naso. Eppure le cose sembra che stiano proprio in questo modo. La crisi economica ha avuto l’effetto di far calare le aliquote del 9% e per la multinazionali il mondo è un po’ più paradiso rispetto agli altri.
A essere maggiormente coinvolte in questa corsa al ribasso per pagare meno tasse sono le multinazionali che operano nei settori della tecnologia e della salute. Pochissimi numeri aiutano a rendere l’idea: le imprese tradizionali locali, in Europa, pagano il 20,9% di tasse, quelle internazionali il 23,4%. Numeri dimezzati per le aziende digitali: quelle locali pagano l’8,5%, quelle straniere il 10,1%. E il costante alleggerimento della pressione fiscale sulle multinazionali, dall’inizio della grande crisi fino a oggi, senza soluzioni di continuità e con prospettive sempre più vantaggiose, trova adesso conferma in una dettagliata analisi del Financial Times. Vogliamo dare alcune cifre?
Secondo il quotidiano britannico c’è una grande differenza tra la percentuale di tasse pagate sugli utili e quanto i grandi gruppi versano effettivamente ai governi. Provando a restringere il campo alle prime dieci società al mondo per fatturato e alla media degli ultimi tre esercizi,
- Apple ha dichiarato di pagare il 25 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 15 per cento
- Alphabet (Google) ha dichiarato di pagare il 18 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 10 per cento
- Microsoft ha dichiarato di pagare il 19 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 10 per cento
- Facebook ha dichiarato di pagare il 27 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 5 per cento
- Amazon ha dichiarato di pagare il 40 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 3 per cento
- Alibaba ha dichiarato di pagare il 19 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 8 per cento
- Tencent ha dichiarato di pagare il 19 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 11 per cento
- Johnson & Johnson ha dichiarato di pagare il 19 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 13 per cento
- Samsung ha dichiarato di pagare il 27 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 13 per cento
- Nestlé ha dichiarato di pagare il 19 per cento di tasse sui propri utili mentre risulta aver versato attorno al 19 per cento
I dati che il Financial Times ha raccolto da più fonti indicano per le dieci maggiori aziende del mondo uno scarto enorme tra il prelievo che teoricamente si applica ai loro profitti e quello che alla fine pagano. Davvero.