C’è una ragione ben precisa per cui il 2017 sarà un anno speciale per Apple. Si tratta infatti del decimo anniversario dal lancio dell’iPhone. Ecco perché sono in tanti a scommettere come al prossima generazione del melafonino, al di là della denominazione (iPhone 8 o iPhone 7S), possa realmente rappresentare uno spartiacque tra quanto realizzato fino a ora e i futuri standard di innovazione. Anche perché, se dobbiamo dirla tutta, le aspettative sull’iPhone 7 sono state piuttosto disattese. Poche le vere e rilevanti novità, nessun effetto wow e la sparizione del presa del jack per le cuffie da 3.5 mm non è ancora stata digerita fino in fondo.

Ecco allora che l’iPhone 8 (o iPhone 7S) potrebbe realmente proporre qualcosa di nuovo. Ma cosa? Di brevetti, anche rivoluzionari, ce ne sono in abbondanza, tuttavia è realmente difficile comprendere cosa sarà implementato al di là di un miglior display (è arrivato il tempo dell’Oled?), di un sistema wireless per la ricarica della batteria e magari di un design ridisegnato. Il suo cuore sarà senza dubbio rappresentato dall’iOS 11: in fin dei conti è proprio dal versante software che sono giunte le maggiori innovazioni in casa Apple. E anche in questa occasione si rinnoverà la sfida con la comunità degli hacker sul terreno del jailbreak.

Di certo c’è da mettere in conto una maggiore diversificazione dei profitti perché le vendite di iPhone non sono così brillanti come il passato. E su alcune scelte, come l’Apple Watch, la risposta dei consumatori è stata in chiaroscuro. Nel corso del 2017 potrebbe poi vedere la luce il nuovo iPad Air 3 e magari una rinnovata versione dell’iPad Mini 5. Difficile mettere in conto un ulteriore refresh della linea dei MacBook Pro mentre potrebbero arrivare novità sul fronte MacBook Air. In agenda (in realtà senza una scadenza ben precisa), ci sono il sogno di creare una iTV e il progetto di realizzare una iCar, anche se fa ancora molta fatica a prendere quota.

La stretta attualità passa invece dai guai fiscali. Come ampiamente preannunciato, l’Irlanda non rivuole indietro dalla Apple i 13 miliardi di euro in tasse non pagate, che invece la Commissione europea le aveva chiesto di recuperare. Il Governo non ci sta a passare per quello che ha illegalmente aiutato l’azienda a fare profitti alle spalle dei contribuenti, e ha presentato il suo ricorso contro Bruxelles. La Commissione invece ha pubblicato il testo della decisione di agosto, arricchito di dettagli sulla maxi-evasione “legalizzata” dall’Irlanda. Per il ministero del Tesoro irlandese, l’Antitrust europeo è andato al di là dei suoi compiti fino a interferire con la sovranità nazionale.

Per l’Unione europea, l’Irlanda ha dato un vantaggio selettivo alla Apple attraverso i due tax rulings del 1991 e del 2007, grazie ai quali metteva in atto uno schema già noto all’Antitrust, cioè lo spostamento di profitti: la società registrava tutte le vendite nella sede irlandese invece che nei Paesi dove i prodotti venivano effettivamente venduti e tali profitti, anziché essere tassati al 12,5% come previsto dalla corporate tax irlandese, venivano riversati a una sede centrale fantasma ed esentasse in base alla legislazione irlandese sulle società senza Stato abolita poi nel 2013. Per Bruxelles si tratta di un vantaggio selettivo perché altre multinazionali, sempre residenti in Irlanda, non ne hanno beneficiato.

Il ricorso dell’Irlanda apre la strada a una battaglia legale epocale, visto che si tratta del più consistente recupero di aiuti di Stato mai chiesto dall’Europa. Anche la Apple ha schierato il plotone dei suoi avvocati. Il 2017 riserverà molte novità anche sotto il profilo giudiziario.

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