Le associazioni rappresentative dell’industria musicale lanciano un appello a favore della riforma europea del copyright che in queste ore entra in una fase decisiva con la riunione del Coreper di domani sul testo frutto di un compromesso franco-tedesco sull’articolo 13, quello che richiede a piattaforme di largo utilizzo (YouTube o Instagram ad esempio) di installare dei filtri (upload filter) che impediscano di caricare materiale protetto da copyright. Il compromesso sulle divergenze fra Francia e Germania è stato trovato sull’esenzione dall’obbligo per le imprese-piattaforme con meno di tre anni di attività, meno di tre milioni di fatturato annuo e meno di cinque milioni di visitatori unici al mese.

Il testo si avvia così allo step di domani cui seguirà il trilogo di lunedì-martedì. Senza un accordo in quella sede la riforma resterà lettera morta. Proprio quello che vorrebbero evitare i firmatari dell’appello da Sanremo, dove si sta svolgendo la 69esima edizione del Festival: Afi (Associazione fonografici italiani), Anem (Associazione nazionale editori musicali), Emusa (Editori Musicali Associati), Cci (Confindustria Cultura Italia ), Fem (Federazione editori musicali), Fimi (Federazione industria musicale italiana), Nuovo Imaie (Nuovo Istituto mutualistico artisti interpreti o esecutori) e Pmi (Produttori musicali indipendenti).

Stando alle regole immaginate, i colossi di Internet come Facebook, YouTube o Google dovranno remunerare i contenuti prodotti da artisti e giornalisti, diventando responsabili per le violazioni sul diritto d’autore dei contenuti da loro ospitati. Sono escluse le piccole piattaforme. Si potranno condividere senza restrizioni i link accompagnati da singole parole, non i cosiddetti snippet (un breve testo di presentazione di un articolo con titolo e foto), che saranno coperti da copyright: per il loro uso, le piattaforme come Google News dovranno quindi pagare i diritti agli editori. Non ci saranno filtri sui contenuti come film o canzoni ma una cooperazione tra piattaforme e detentori dei diritti d’autore, concepita in modo da evitare che colpisca anche le opere che non violano il copyright.

Di più: i grandi siti web dovranno quindi organizzare meccanismi veloci di reclamo, curati da persone e non da algoritmi, per presentare ricorso contro un’ingiusta eliminazione di un contenuto. Sono le novità della riforma del copyright in Rete, votata dal Parlamento europeo con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astenuti. La riforma non tocca link non commerciali, enciclopedie online come Wikipedia né il caricamento di contenuti su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub. Anche i meme o le parodie sono fuori da questa direttiva. In sintesi, remunerazione da parte di grandi piattaforme di contenuti prodotti da artisti e giornalisti; responsabilità per violazioni sul diritto d’autore dei contenuti da loro ospitati.

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