Il cosiddetto Facebook per bambini arriva anche su smartphone e tablet Android. Già scaricabile e installabile su iPhone e iPad, oltre che sui device Fire di Amazon, Messenger Kids è l’app bambini under 13. Da una parte i più piccoli possono utilizzare le varie funzioni della più popolare delle piattaforme di social networking, dall’altra i genitori possono esercitare il controllo sia sui contenuti e sia sui contatti. Nel primo caso i messaggi non spariscono e non possono essere nascosti, nel secondo possono interagire con i bambini ed eventualmente bloccare qualche indesiderato. Messenger Kids propone anche servizi dedicati, come filtri e decorazioni divertenti, cornici ed emoji e, dettagli di primo piano, non necessitano di un account Facebook o di un numero di telefono.
Come funziona Messenger Kids
In buona sostanza si tratta di una versione semplificata della popolare chat di Facebook. In questa prima fase è disponibile in anteprima negli Stati Uniti. Poi, in base al seguito che avrà e tenendo la porta aperta a ritocchi e aggiustamenti, sbarcherà nel resto del mondo, Italia inclusa. La nuova applicazione, sottolinea la compagnia, non richiede un’iscrizione dei bambini al social network né un loro numero di cellulare, ma si utilizzerà tramite l’account dei genitori e funzionerà con rete Wi-Fi. Insomma, sono mamma e papà ad autorizzarne l’uso e a decidere con quali contatti i loro figli possono scambiare messaggi e lanciare videochat. L’app è gratuita e non ha acquisti in-app.
Ma non mancano le critiche
Alla voce di Sean Parker, ex presidente di Facebook, che pochi mesi fa aveva accusato il social network di danneggiare il cervello dei suoi utenti, si unisce anche quella di Chamath Palihapitiya, ex vicepresidente Facebook assegnato alla crescita degli utenti. Dell’esperienza nella corporation di Menlo Park Palihapitiya conserva un “enorme senso di colpa” per ciò che ha contribuito a creare e a far sviluppare. Ora che si occupa di finanziare aziende impegnate nell’educazione e nella cura della salute ha deciso a confessare questa sua presunta colpa. Palihapitiya è intervenuto alla Stanford Graduate School of Business definendo Facebook e i network similari “strumenti che stanno facendo a pezzi il tessuto sociale del modo in cui funziona la nostra società”.
Il feedback a breve termine fatto di cuoricini, iconcine e like su cui si basa Facebook sta distruggendo la società, ha continuato Palihapitiya, con un meccanismo che genera dopamina in modiche quantità ed elimina la conversazione civile, la cooperazione e porta alla diffusione di informazioni false, alla sfiducia o peggio. Ma Palihapitiya se la prende anche con il modello di business della Silicon Valley che pompa denaro in “aziende inutili e idiote” che giocano con le app invece di occuparsi dei veri problemi del mondo.