Si chiama Comunicazione Aumentativa Alternativa (Caa) il superlinguaggio che aiuta 800mila italiani impossibilitati a parlare. Si tratta dell’insieme di modalità, strategie e tecnologie che possono migliorare la capacità di comunicare di una persona, al centro della giornata europea della logopedia, il 6 marzo, con l’iniziativa Senti chi (non) parla. Per l’Italia è prevista una settimana di consulti contattando la Federazione Logopedisti Italiani (Fli), dal 5 al 9 marzo. La Caa, spiega Tiziana Rossetto, presidente della Fli è un mondo complesso che comprende l’uso di tabelle, di immagini e lettere, gesti, oggetti, dispositivi a uscita vocale.
Ad esempio, spiega l’esperta si possono usare i residui vocali del soggetto rinforzandoli con l’uso di immagini simboliche. Il ventaglio di opportunità va dalla Lingua dei Segni alle tecnologie assistive, dalla chiusura delle palpebre all’uso di simboli come i Wls (Widgit Literacy Symbols), simboli realizzati con grafica essenziale per esprimere un singolo concetto. Può aiutare bambini e adulti che hanno una disabilità congenita (paralisi cerebrale, disabilità intellettiva, disturbo dello spettro autistico), oppure una disabilità acquisita (ictus, trauma cranico) o ancora un disturbo degenerativo, come le malattie del motoneurone, il morbo di Parkinson, o una difficoltà temporanea come la sindrome di Guillain-Barrè.
Comunicazione Aumentativa Alternativa: a chi interessa
Chiunque abbia una disabilità che colpisce gravemente la comunicazione è candidato alla Caa. Qualunque abilità o capacità abbia, dice Rossetto, ogni persona deve essere messa in grado di comunicare. E ricorda che gli interventi di Caa non siano un ritardo per l’acquisizione del linguaggio parlato, anzi esistono evidenze che possono facilitare lo sviluppo del linguaggio per alcune patologie particolarmente complesse, come nel caso dell’autismo: «Possiamo vedere un bambino affetto da sindrome genetica con grave malformazione cranio-facciale, che non ha potuto imparare a parlare e che invece comunica usando specifici software o anche una semplice tabella di simboli colorati che lui può indicare per esprimere le sue richieste».
La Caa viene usata solo per un periodo di tempo, o in maniera personalizzata seguendo l’evoluzione del paziente. La logopedia è una branca della medicina che si occupa di studiare il linguaggio e le sue eventuali problematiche. Imparare a parlare per un bambino non è infatti sempre un percorso facile e naturale. In genere l’acquisizione di questo fondamentale strumento di comunicazione, che distingue l’essere umano dagli altri animali, avviene nei primi anni di vita, e man mano ci si impratichisce sia con la crescita che attraverso il fondamentale contributo scolastico. Naturalmente il percorso non è privo di ostacoli per tutti, e a prendere per mano il bambino e poi il ragazzo è il logopedista.