Dopo essere rimasto in versione beta per un decennio, Google Cloud Print cesserà di esistere il 31 dicembre 2020. L’annuncio arriva con un anticipo di quasi un anno rispetto alla scadenza ed è arrivato a sorpresa considerando che sono in molti a utilizzare la funzione, anche perché completamente gratuita e universale. Permette infatti di stampare documenti senza collegare fisicamente il desktop o il dispositivo mobile a una stampante, compresi PC, Mac, Chromebook, smartphone e tablet.

A rivelarlo è un recente aggiornamento della pagina del supporto ufficiale da cui si apprende che dal primo gennaio 2021 il servizio non sarà più disponibile.

Non solo Google Cloud Print

Il cimitero dei prodotti Google andati in soffitta si arricchisce quindi con Google Cloud Print. Ma non è il solo: chi ricorda il messaggio “Google+ non è più disponibile per gli account consumer (personali) e del brand. Da tutti noi del team Google+ un grazie di cuore per aver reso Google+ un post davvero speciale”. In questo modo è calato il sipario sulla piattaforma di social network. Nessuna conseguenza per altri servizi come Gmail, YouTube, Google Drive o Google Foto. Nato per far concorrenza a Facebook, G+ non è mai entrato nel cuore degli utenti.

La chiusura è stata motivata non solo dalla scarsa adesione, ma anche dalla scoperta di una importante falla di sicurezza del sistema: un bug che ha esposto i dati sensibili di circa 500.000 utenti.

Google ha messo a disposizione una guida per gli utenti che fossero interessati a recuperare i propri contenuti dal social network (immagini, post e informazioni) prima della chiusura. Tuttavia la piattaforma continuerà a funzionare per gli utenti aziendali. Significa che chi ha attivato un account Google Plus collegato alla G Suite può proseguire a usarlo.

Di recente i dipendenti di Google hanno chiesto all’azienda di Mountain View di predisporre un piano per il clima che porta all’azzeramento delle emissioni entro il 2030. Chiesto inoltre a Google di rifiutare i contratti che sosterrebbero l’estrazione di combustibili fossili e lo stop alle collaborazione con organizzazioni coinvolte nell’oppressione dei rifugiati. La petizione online porta le firme di oltre un migliaio di dipendenti di Google.

Allo stesso modo, i dipendenti di Amazon e Microsoft hanno invitato il proprio datore di lavoro a prendere provvedimenti per contrastare cambiamenti climatici. I lavoratori di entrambe le società sono addirittura scesi in piazza insieme in difesa del clima.

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