Sarà un anno nel segno dei cambiamenti per le principali piattaforme di social networking. Twitter riparte dalle fondamenta ossia dal suo prodotto: i tweet o cinguettii. L’amministratore delegato Jack Dorsey ha chiesto agli utenti del social network di microblogging “qual è la cosa più importante che volete che Twitter migliori o crei nel 2017?”. E la risposta è stata poter modificare i propri tweet dopo averli inviati, mentre finora è necessario cancellare e riscrivere il tweet incriminato. Dorsey ha cercato di capire nel dettaglio cosa intendessero gli utenti e per quanto tempo vogliono avere la possibilità di modifica.
Del resto la modifica non è un’operazione di facile realizzazione e poi permetterebbe, soprattutto ai personaggi pubblici, di modificare quanto scritto. Sul tema, non a caso, il confronto Twitter-utenti si è soffermato anche su Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti e prossimo all’insediamento, che usa il social come suo megafono anche se poi non ha invitato Dorsey all’incontro con i vertici della Silicon Valley. Tra le altre modifiche suggerite ci sono la possibilità di segnalare e difendersi maggiormente da comportamenti nocivi come il bullismo, l’introduzione di un marcatore o segnalibro per ritrovare i tweet preferiti e ancora poter ripartire meglio i tweet in base agli argomenti.
Anche l’amministratore delegato di Airbnb e cofondatore Brian Chesky ha chiesto di recente consigli direttamente ai suoi utenti, ma nel caso di Dorsey si tratta soprattutto di una mossa per ridare slancio all’uccellino azzurro dopo un 2016 in cui non è stato trovato un cavaliere bianco che acquistasse la società, il titolo ha perso quasi il 30% e i top manager sono fuggiti. Alcuni esperti hanno parlato anche di fallimento alle porte. Twitter Italia, peraltro, ha già chiuso e in effetti le prospettive sono attualmente piuttosto nebulose.
Le novità per i prossimi mesi non coinvolgono solo Twitter. Niente tassa sui motori di ricerca, ma Google o Facebook potrebbero presto essere obbligate a pagare i diritti agli editori per le notizie che aggregano e rilanciano online. È una delle possibilità che si apre con l’imminente riforma del copyright a cui sta lavorando la Commissione europea, da molti interpretata come un ulteriore attacco ai giganti degli Stati Uniti di Internet. Un’accusa che Bruxelles rispedisce al mittente, nonostante le armi affilate da Washington come il White paper che critica le decisioni dell’Unione europea che bocciano gli accordi fiscali tra i big Usa e alcuni dei 28.