L’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha avviato un procedimento per violazione del diritto d’autore sulla piattaforma Telegram su richiesta dell’Associazione Italiana Editori.
Il risultato è il blocco di 26 canali sui quali venivano diffuse illecitamente opere letterarie. Come spiegato da Agcom, questi canali mettevano a disposizione di oltre 350.000 utenti un catalogo sterminato di edizioni digitali di opere letterarie integralmente e regolarmente fruibili da scaricare.
Dopo l’avvio del procedimento, Telegram ha risposto in meno di 24 ore comunicando che avrebbe bloccato i canali segnalati e adeguandosi spontaneamente alle richieste dell’Associazione Italiana Editori.
I precedenti di chiusura di canali Telegram
Nelle scorse settimane, degli 8 canali segnalati dalla Federazione italiana editori giornali, solo uno si è salvato. Come spiegato da Agcom, c’è piena consapevolezza del carattere illecito della diffusione delle edizioni digitali di quotidiani e riviste sui canali Telegram e del danno che ciò arreca all’industria editoriale ovvero al pluralismo dell’informazione e al giornalismo di qualità.
Agcom sottolinea che i suoi interventi devono svolgersi nell’ambito e nei limiti del regolamento stesso, conforme alle leggi dello Stato e alla normativa europea.
Tradotto in termini pratici, se la violazione avviene sui canali di un sito fuori dal territorio nazionale, come nel caso di Telegram, una delle app più utilizzate per la messaggistica istantanea, Agcom deve rivolgersi ai provider italiani che forniscono l’accesso al web, ordinando la disabilitazione dell’accesso all’intero sito.
Non può invece pretendere la rimozione selettiva dei soli contenuti illeciti, in quanto comporterebbe l’impiego di tecniche di filtraggio che la Corte di giustizia europea ha giudicato incompatibili con il diritto dell’Unione europee.
Di conseguenza per via delle disposizioni comunitarie, la disabilitazione dell’accesso alla piattaforma deve rispondere a criteri di proporzionalità. La Federazione italiana editori giornali aveva chiesto il blocco di tutti i canali Telegram. Secondo il presidente degli editori, Andrea Riffeser Monti, è sul fenomeno nel suo complesso che bisogna intervenire con decisione con provvedimenti che abbiamo effetti durati e superando i limiti indicati dalla stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Secondo Riffeser, al rischio del consolidamento di una pratica illecita, quella di leggere gratuitamente i giornali diffusi senza autorizzazione via chat, si aggiunge quello di veder distrutti il lavoro e gli investimenti delle migliaia di persone che mantengono in vita la filiera produttiva della stampa: dagli editori ai giornalisti, dai poligrafici, ai distributori e agli edicolanti, tutti impegnati a garantire la continuità del bene primario dell’informazione, chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito.