Scatta l’indagine su eventuali ostacoli all’ingresso di Open Fiber. La morsa dell’Antitrust si stringe su Tim e sulle condotte dell’ex monopolista sul mercato della banda ultralarga, dove avrebbe abusando della posizione dominante. L’Autorità garante per la concorrenza e mercato ha esteso l’istruttoria avviata a giugno scorso, sulle gare Infratel e i prezzi al dettaglio, per accertare se Tim, che ribadisce la correttezza del proprio operato, abbia avuto condotte anticoncorrenziali anche sui prezzi all’ingrosso, con l’obiettivo di rendere la vita difficile alla società controllata da Enel e Cassa depositi e prestiti, destinata a diventare il suo principale concorrente sulla rete in fibra.
La decisione è stata presa dopo che la stessa Open Fiber, ma anche Wind Tre e Vodafone Italia, hanno inviato segnalazioni che rendono più gravi le accuse nell’istruttoria originaria. A giugno i rilievi erano due: l’Antitrust intendeva verificare se Tim avesse rallentato le gare Infratel con la modifica dei piani e i vari ricorsi, dall’altra se avesse tentato di accaparrarsi preventivamente la clientela, anche con politiche commerciali anticoncorrenziali ovvero prezzi non replicabili, vincoli al cliente. Adesso oggetto dell’estensione del procedimento sono i prezzi all’ingrosso, quelli che gli operatori pagano per collegarsi alla rete a banda ultralarga delle società che realizzano l’infrastruttura.
L’Antitrust vuol capire se Tim, applicando «nella fornitura di servizi di accesso all’ingrosso a banda larga e ultralarga, condizioni economiche suscettibili di ostacolare la concorrenza infrastrutturale e limitare la contendibilità dei clienti che acquistano i servizi all’ingrosso» abbia attuato una «strategia abusiva volta a ostacolare l’ingresso del nuovo concorrente infrastrutturale», cioè Open Fiber. Le indagini si concentrano sull’eventuale uso «improprio da parte di Tim delle informazioni privilegiate di cui essa dispone in qualità di operatore in posizione dominante nelle attività concernenti la gestione della rete». Da parte sua Tim ribadisce la correttezza del proprio operato e confida di dimostrarlo nel corso del procedimento.
Wind Tre: la fusione conviene
Wind Tre chiude il 2017 con un ebitda in crescita dell’1,2%, a 2.211 milioni di euro e un margine in crescita a 35,8% grazie al «raggiungimento delle sinergie derivate dalla fusione che nel primo annodi integrazione sono pari a 167 milioni di euro e che, proiettate a regime, equivalgono a circa 260 milioni di euro». I ricavi Internet mobile crescono a doppia cifra, stabili quelli da servizi del fisso a 1.085 milioni di euro ma sono in calo i ricavi totali, pari a 6.182 milioni di euro. La generazione di cassa operativa è stata pari a 954 milioni di euro. I clienti mobili totali di Wind Tre sono 29,5 milioni, a fine 2017, il 65% dei quali usa servizi dati. I clienti di telefonia fissa raggiungono i 2,7 milioni; in particolare, quelli ad accesso diretto continuano a crescere , salendo a 2,5 milioni.