Con una media di 2.064 euro, è Roma la città capoluogo dove Imu e Tasi costano di più. È quanto emerge dallo studio annuale effettuato dal Servizio politiche territoriali della Uil, in vista del saldo dovuto entro il 17 dicembre. A Milano, invece, si pagheranno 2.040 euro medi; a Bologna 2.038; a Genova 1.775; a Torino poco meno, 1.745. I valori più contenuti ad Asti, con un costo medio di 580 euro; a Gorizia con 582; a Catanzaro con 659. L’appuntamento di lunedì prossimo vale 10,2 miliardi mentre complessivamente, per il 2018, Imu e Tasi porteranno nelle casse dello Stato e dei comuni 20,4 miliardi. L’operazione interesserà 25 milioni di proprietari di immobili. Nel caso non si riuscisse ad effettuare il pagamento entro il 17, si rischia una sanzione del 30%, che si riduce al 15% in caso di pagamento entro tre mesi.

Lunedì 17 dicembre scadono i termini

Meno di una settimana di tempo per mettersi in regola con il pagamento di Imu e Tasi che vanno in scadenza lunedì 17 dicembre 2018. Si tratta della seconda e ultima rata annuale e non ci sono novità rispetto allo scorso anno: le aliquote sono rimaste invariate e la prima casa continua ad essere esclusa dalla tassazione fatti salvi gli immobili di pregio quali ville, castelli e dimore storiche ovvero tutti quei beni classificati dal catasto in categoria A1, A8 e A9. Imu e Tasi gravano solo su seconde case e altri immobili come bar, negozi e uffici.

Per quanto riguarda la Tasi, l’imposta dovuta va divisa tra inquilino e proprietario. Ma se l’inquilino abita nell’immobile affittato e se questo non è una casa di lusso (in questo caso valgono le eccezioni previste per questa tipologia di abitazioni) allora non deve pagare la sua quota. Gode infatti di una esenzione piena come prima casa. La quota che spetta a ciascuno, tra proprietario e affittuario, è indicata nelle delibere comunali. Senza indicazioni ufficiali l’affittuario paga comunque il 10% e il resto il possessore della casa. Gli immobili affittati con canone concordato hanno uno sconto del 25% sull’imposta dovuta per Imu e Tasi.

In ogni caso è possibile pagare l’importo richiesto con modello F24 cartaceo importi superiori a 1.000 euro da parte di soggetti non titolari di partita Iva se non vi sono compensazioni. Imu e Tasi possono essere compensate con crediti per imposte erariali e in tal caso il modello F24 deve essere trasmesso alle entrate con modalità telematiche. Non è invece possibile compensare, nel modello F24, l’importo da versare con crediti relativi a tributi comunali. In questi casi la compensazione può essere eseguita solo con le modalità previste nel regolamento comunale. Gli affitti, una volta fuggiti dai proprietari di casa come un rischio eccessivo, possono diventare ora un affare, per evitare almeno una parte consistente delle tasse sulle seconde case.

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