Allarme sociale per femminicidi, violenze sessuali, stalker, baby gang e frodi informatiche. Sono queste le preoccupazioni esposte, alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario, dal primo presidente della Suprema Corte Giovanni Mammone, nominato il 4 gennaio alla guida del Palazzaccio dopo il lungo governo di Giovanni Canzio, che ha lasciato i suoi frutti. Tra questi la diminuzione dei tempi di attesa nel penale, scesi a 200 giorni, e l’impegno a smaltire la grande mole di ricorsi fiscali che costituisce quasi il 50% dei 106mila processi civili pendenti con l’arrivo di 50 nuovi magistrati arruolati dalla legge di Bilancio 2018.
Anche il procuratore generale Riccardo Fuzio ha toccato il tema insidie della Rete, per poi puntare il dito contro mafie e business dei migranti. Alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, con le elezioni in vista, il 4 marzo, dopo che anche il Viminale è sceso in campo sulle fake news, Mammone ha voluto sottolineare come l’abuso dei mezzi di comunicazione e degli strumenti di partecipazione sociale sul web rappresenti un fenomeno «crescente e preoccupante», perché viola il diritto a essere informati correttamente. Il presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte ha colto in queste parole un passo avanti della magistratura nella consapevolezza del fenomeno.
A suo dire, «razzismo, fascismo, antisemitismo sono mostri del passato resuscitati dalle nuove tecnologie e si coniugano con il linguaggio d’odio e le fake news. Nella relazione del Primo presidente, prima ancora della piaga dello stalking si parla del web». Presenti alla cerimonia, oltre al presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini, i giudici costituzionali, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e il Guardasigilli Andrea Orlando, anche gli studenti di un liceo romano. Probabilmente pensando all’inchiesta Consip – l’ex maggiore del Noe Giampaolo Scafarto è stato sospeso per un anno dal servizio per depistaggio – il pg Riccardo Fuzio ha ammonito i pm a svolgere indagini ampie esercitando responsabilmente i poteri di direzione delle indagini e delle forze di polizia, senza temere di archiviare quando gli elementi non sono idonei per un’accusa.
Fuzio ha contato 156 magistrati sui quali pendono accuse disciplinari, nel 47% dei casi per violazione del dovere di correttezza e nel 37% per comportamenti scorretti al di fuori del servizio. La mente vola ai corsi dell’ex consigliere Francesco Bellomo con i vestiti succinti imposti alle aspiranti magistrate. Il pg non a caso ha parlato della progressiva percezione di arretramento dei valori di deontologia che accomuna magistrati e classe forense. Commentando gli interventi, Orlando ha notato come non si sia levato alcun grido d’allarme sulle riforme.