Frank Gehry approda a Parigi a bordo di una navicella spaziale, l’archistar ormai diventata leggenda costruisce il nuovo museo d’arte per la Fondation Louis Vuitton. Un edificio da 130.000.000 di dollari, affettuosamente soprannominato “la nuvola di vetro”, commissionato nel 2006 per essere la sede per l’arte contemporanea per la Fondazione, che altro non è se non l’ala filantropica del gruppo LVMH. L’apertura lunedì con grande gala stellato e un pubblico pazzesco, il presidente francese François Hollande ha descritto in quell’occasione l’edificio come una “cattedrale di luce” e un “miracolo di intelligenza, creatività e tecnologia”.
Dodici vele diafane, in vetro, racchiudono l’edificio di 126.000 metri quadrati, e gli danno l’idea di essere un iceberg, cascate d’acqua in una “grotta”, illuminata dalle tenui sfumature gialle di una installazione luminosa dell’artista Olafur Eliasson. La presenza del marchio di Louis Vuitton è scarsa, ma importante: un enorme brillante spilla “LV” sovrasta infatti l’ingresso dell’edificio.
All’interno ci sono 11 spazi espositivi, un auditorium da 350 persone, e un ristorante di lusso. Il percorso attraverso le gallerie può essere un’esperienza avvolgente e, a volte disorientante, che può inaspettatamente farti finire in una terrazza alberata con vista panoramica sulla città, Torre Eiffel compresa nel prezzo.
Non a caso il Centre Pompidou di Parigi ha aperto questo mese una grande retrospettiva su Gehry, dovuta anche al fatto che la commissione e l’apertura per Vuitton hanno sicuramente rinvigorito il dibattito e gli studi sul suo lavoro. Dibattito sempre molto acceso, data anche la posizione sempre un po’ sopra le righe del nostro ottantacinquenne che, ad esempio, nel corso di una conferenza stampa in Spagna la scorsa settimana, ha mostrato il dito medio a un giornalista che gli chiedeva di commentare chi dice le sue opere sono solo spettacolo. “Lasciate che vi dica una cosa”, l’architetto ha poi risposto, “In questo mondo in cui viviamo, il 98 per cento di tutto ciò che è costruito e progettato oggi è merda pura. Non c’è alcun senso del design, alcun rispetto per l’umanità o per qualsiasi altra cosa. Si tratta di edifici maledetti e questo è tutto.[…] Una volta ogni tanto, però, un gruppo di persone che fanno qualcosa di speciale. Molto pochi, ma Dio, ci lasciano in pace”.
Sicuramente un po’ spocchioso, ma ve la sentite di dargli torto?