Non solo il nuovo sistema operativo Android 7 Nougat e l’aggiornamento successivo Android 7.1. Anche la precedenti release Android 6 Marshmallow e l’update correttivo Android 6.0.1 stanno trovando sempre più diffusione sui vari Samsung Galaxy S7 e Samsung Galaxy Note 5, Huawei P9 e Huawei P8 Lite, LG G5 e LG G4, HTC 10 e Sony Xperia Z5, oltre che sui cellulari della gamma Nexus e sui nuovi Google Pixel e Pixel XL. Numeri alla mano, le diverse versioni del software sono installate su quasi 9 smartphone su 10 al mondo. Il traguardo è certificato da Strategy Analytics e relativo alle consegne globali di dispositivi del terzo trimestre dell’anno. Un risultato ottenuto sottraendo quote di mercato per lo più a Windows Phone di Microsoft e a Blackberry, piattaforme in caduta libera.

Intanto la prossima settimana, l’11 novembre, Google dovrebbe consegnare all’Unione europea la sua risposta formale sull’indagine aperta su Android in materia di concorrenza per presunto abuso di posizione dominante. La società di Mountain View ha deciso di andare all’attacco in Europa, negando ancora una volta di abusare della sua posizione per dominare il mercato delle pubblicità e degli acquisti online. Secondo l’Antitrust europeo, infatti, il colosso californiano da anni utilizzerebbe pratiche scorrette che hanno costretto diversi suoi rivali ad abbandonare il settore. Una condizione che potrebbe portare Google verso multe di miliardi di dollari.

In una nota pubblicata online da Kent Walker, vicepresidente e capo dell’ufficio legale di Google, il gruppo sostiene che il modo in cui propone le pubblicità di alcuni venditori, in alcuni risultati sul suo motore di ricerca, non crea alcun problema ai siti che si occupano di comparare i prezzi di diversi venditori. «Il modo in cui la commissione ha analizzato il caso si basa su una teoria che non corrisponde alla realtà di come la maggior parte delle persone fanno shopping online». Secondo il motore di ricerca, la commissione vorrebbe che non venisse utilizzato un algoritmo per classificare i risultati «più rilevanti» per gli utenti che vogliono fare acquisti, ma bisognerebbe solo rendere più evidenti gli annunci dai siti di comparazione di prezzi.

Ma gli utenti, secondo Google, non vogliono questo: «Forzarci a dirigere i clic verso gli aggregatori sarebbe sostenere siti che sono diventati meno utili per i consumatori», conclude Walker. Ma non è tutto, perché nei prossimi giorni Google dovrebbe inviare un’altra risposta all’Europa in riferimento ad Android: secondo l’Unione europea il colosso hi-tech darebbe la precedenza alle sue app rispetto ad altre che svolgono le stesse funzioni. Una mossa che andrebbe contro le leggi antitrust europee.

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