Sono le giustificazioni avanzate da chi ha rifiutato l’offerta di lavoro a non convincere. Perché si può sempre dire di no se la proposta non convince dal punto di vista economico o per le condizioni occupazionali, ma dietro al rifiuto i motivi dovrebbero essere validi e non scuse da adolescente. E il problema è che non si è trattato della prima volta.
Sentirsi dire che è troppo lontano da casa, che le regole andrebbero cambiante, che gli orari dell’impiego sono scomodi, che prima delle 9 è impossibile iniziare, che al corso di nuoto non può proprio rinunciare, metterebbe sulle corde qualunque imprenditore. Anche perché, come fa notare Leonardo Leone, titolare di una catena di centri benessere, ristoranti e di attività che operano nel turismo e nell’intrattenimento, tutte le volte è la stessa storia. Questa volta sul piatto c’era un posto da cassiera in uno storico ristorante in zona Marconi, Portuense, a Roma.
In altre occasioni, le stesse giustificazioni hanno portato a rifiutare un lavoro da store manager, camerieri, estetiste, commerciali, operai edili, segretarie e altre figure professionali. A detta dell’imprenditore, molta responsabilità è delle famiglie iperprotettive e degli imprenditori vecchio stampo che non sanno motivare i ragazzi.