Si rafforzano i piani di espansione e di evoluzione tecnologica dei principali player del comparto telecomunicazioni presenti in Italia. Tecnologia, trasparenza e responsabilità sociale sono le basi del nuovo piano industriale di Fastweb, Nexxt Generation con orizzonte al 2025. Le ambizioni dell’operatore sono particolarmente elevate, come dimostrato dai contenuti del documenti.

La sfida dei prossimi anni non si gioca sui prezzi ma sulla qualità della rete e il gruppo guidato da Alberto Calcagno raddoppia la velocità della fibra da 1 a 2,5 GB al secondo, amplia la rete Ultra FWA che connette a 1 GB 50 città medio-piccole e accende la rete mobile 5G senza costi aggiuntivi, partendo da Milano, Bologna, Roma e Napoli, ma con progressiva estensione anche nel resto dell’Italia.

Entro il 2025 – sono le parole di Calcagno che accompagnano l’illustrazione del piano industriale – Fastweb avrà la più ampia rete proprietaria ultra broadband che unisce la potenza della fibra e la flessibilità nel mobile.

La connessione ultraveloce wireless arriverà a oltre 500 cittadine entro il 2021 e 2.000 entro il 2024, per una copertura complessiva di 8 milioni di case nelle aree grigie e 4 milioni nelle aree bianche. La fibra Ftth in 30 grandi città, per una copertura di circa 4 milioni di case mentre il roll out della rete mobile prevede di coprire il 90% della popolazione entro il 2025.

Tim si rafforza con la rete mobile di Oi

Il business delle multinazionali va naturalmente ben oltre i confini locali ed ecco allora che arriva la notizia del rafforzamento di Tim in Brasile. Il gruppo di tlc italiano si è aggiudicato assieme a Vivo del gruppo Telefonica e Claro, gli asset di telefonia mobile di Oi.

Quest’ultimo cessa di operare ed i tre giganti delle tlc in Brasile aumentano le proprie quote di mercato: Tim passa dal 23 al 32%, Vivo dal 33 al 37% e Claro dal 26 al 29%.

Il Consiglio di Stato ha annullato quindi la delibera della Consob che qualificava come controllo di fatto il rapporto di Vivendi in Telecom Italia. La Sesta sezione dell’organismo della giustizia amministrativa ha accolto l’appello proposto da Tim e Vivendi nei confronti della sentenza del Tar Lazio 17 aprile 2019 e ha annullato la deliberazione con la quale Consob aveva qualificato il rapporto partecipativo di Vivendi, nella società delle telecomunicazioni in termini di controllo.

La questione nasce dal fatto che Vivendi è entrata nel capitale sociale di Tim nel giugno del 2015, con la titolarità di una partecipazione iniziale pari al 6,66%, che poi si è incrementata fino al 23,925%.

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