Tanti sono i dubbi sul glifosato dalle ricerche scientifiche e anche gli ultimi e i più recenti studi confermano una alta probabilità che possa far male e causare alcune volte anche il cancro. E’ una vera e proprio guerra contro il glisofosato. E l’Italia, o meglio alcune regioni e singoli produttori, percependo chiaramente il problema e i rischi, si stano muovendo in prima persona. La questione si pone con tutta la sua urgenza perché succede che da una parte l’Europa ne consente l’utilizzo per i prossimi cinque anni. Ma dall’altra ambientalisti e cittadini temono gli effetti nocivi e invitano a trovare soluzioni alternative, come il geranio. Nel mezzo ci sono loro, gli agricoltori, che tra regolamenti e sanzioni, non sempre sono pronti al cambiamento. E così in Veneto provano a bruciare i tempi ovvero a mettere al bando gli erbicidi e proporre al mercato prodotti realmente green. Tanto per avere un’idea delle cifre, ammontano a 17 tonnellate i prodotti fitosanitari usati in tutto il territorio veneto dell’eccellenza del prosecco. Come spiegato dal presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, chi verrà colto in fallo non se la caverà con una multa, ma non potrà chiamare prosecco il suo vino .
Diverso è il caso del Piemonte, più in ritardo e con maggiore libertà di manovra concessa ai viticoltori. Anche in questo caso c’è un numero a cui far riferimento: sono 300 i soci della cooperativa Terre del Barolo che hanno un protocollo green.
La battaglia contro il glifosato
Scoperto nel 1950, il glifosato è un diserbante non selettivo – una molecola che elimina senza distinzione tutte le erbe infestanti – più usato al mondo, in agricoltura e per la manutenzione del verde urbano. Introdotto sul mercato nel 1974 dalla multinazionale Monsanto, dal 2001 il brevetto è scaduto. La prima autorizzazione comunitaria per il glifosato è del 2002, mentre prima valevano solo le norme nazionali. Nel 2015, lo Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che fa parte dall’Oms, lo ha inserito nella lista delle sostanze probabilmente cancerogene. Lo scorso dicembre l’Unione europea ha votato a favore del rinnovo per l’utilizzo dell’erbicida per i prossimi cinque anni. In Italia resta il divieto nelle aree frequentate dalla popolazione come parchi, giardini, campi sportivi.
Gerani al posto del glifosato
La novità degli ultimi tempi è il ricorso alla pianta di geranio come alternativa naturale al glifosato. L’acido pelargonico si rivelerebbe infatti un efficace erbicida naturale. A promuovere il suo utilizzo è Coldiretti Treviso. Il suo punto di forza dell’acido pelargonico, come racconta al Gazzettino Francesco Faraon di Coldiretti, è il suo essere completamente biodegradabile ovvero non lascia residui e si trasforma in acqua e anidride carbonica. Tuttavia resta ancora molto da comprendere sia perché ha bisogno di essere integrato con pratiche di diserbo meccanico e sia perché gli stessi livelli di efficacia dell’acido pelargonico sono ancora in fase di verifica.